Senso unico

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Se io pensassi che solamente il mio popolo, la mia generazione, sono stati colpiti da ciò che è successo, credo che sbaglierei.
È importante ricordare che quello che è successo c’insegna che ogni volta che viene preso di mira un popolo, una minoranza, un determinato gruppo, rispetto ad altri, quello che viene fatto a questo gruppo è qualcosa che ci riguarda tutti, che c’influenza tutti e ha un effetto su tutti noi […].

Se noi lavoriamo oggi per raccontare la storia e raccontarla costantemente, è perché vogliamo salvare altri popoli, altri essere umani da questa esperienza.
Non posso liberare tutti i prigionieri, però se posso liberarne almeno uno, avrò già fatto qualcosa di valido.
Non posso salvare tutti i popoli, ma, se posso aiutare a migliorare in qualche modo la situazione di alcuni, allora avrò già fatto molto, avrò già fatto un grande passo avanti.

– Elie Wiesel

Orlando, lo specchio e una sera di luce

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Una presentazione originale e curatissima. Ne sono stata emozionata e lusingata. Di seguito trovate il link che racconta cosa è accaduto la notte di Santa Lucia, in un luogo speciale, con persone bellissime.

Orlando allo specchio: ieri, a Colori di Luce

P.s. Visitate, se potete, la pagina Fb del Porto di Pan, avrete pensieri lieti.

 

Gesti

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“…che almeno nei gesti si plachi,
per un istante di gloria
tutta la febbre che mi freme nel cuore…”

Cesare Pavese, estratto poesia del 17 agosto 1927

Sai che cosa sembra?

(Addaura, Palermo)

“Ora camminavano sotto braccio.
L’uomo portava la bicicletta con la mano sinistra e lei, la donna, era nell’altra sua mano, camminava dentro di lui, non sulla strada. […]
«Sai,» egli le disse, «che cosa sembra?»,
«Che cosa?» disse Berta.
«Che io abbia un incantesimo in te».
«E io in te. Non l’ho anch’io in te?».
«Questa è la nostra cosa».
«C’è altro fra noi?»,
«Pure sembra che ci sia altro».
«Che altro?»,
«Che io debba vederti quando sono al limite».
«Come, al limite?»
«Quando ho voglia di perdermi»”.

Elio Vittorini, Uomini e no, 1945.

Resto chi sono

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È lu putiri ca nforza li putenti,
è lu silenziu ca ammazza li ‘nnuccenti,
grapu li pugna, cuntu li jita
restu cu sugnu, cercu la vita.

Rosa Balistreri, Rosa canta e cunta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di dolcezza rifiorirà, la terra.

Come acqua sulla terra bruciata, questa poesia ha attraversato ieri i cuori di molti siciliani affranti. Siamo abbattuti dal fuoco e dalla prepotenza. Accecati dal fumo e dalle fiamme cerchiamo, senza fiato, di rincorrerla la giustizia, di afferrarla alle spalle, ma fugge, lei, da questa terra senz’aria, con piedi veloci di sdegno. Spazziamo via dai nostri balconi la cenere degli alberi morti e dei fichi d’India cadaveri. Le loro spine erano in fiore, e senza frutto, ora, si accasciano sul suolo grigio di tristezza.
Versi dolci, di una donna dolce. Così ancora ci salviamo noi, in questa terra senza appigli, aggrappandoci all’intelligenza integra e visionaria di donne, di uomini rimasti sani.

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foto di Enzo Valenti

Lettera al figlio

Mi caro figlio, tu che sei lontano,
vedessi come è bella stamattina
questa città che a te piace e non piace,
antica aristocratica signora
sempre sporca disfatta spudorata.
Ma oggi no.
C’è Monte Pellegrino
tutto rosa, lavato dalle piogge recenti
e il sole conta i pini
e li illumina e ombreggia
uno per uno, e gli alberi e le foglie
foglia per foglia. Cantano
le finestre da vetro a vetro,
e tutto splende e brilla e il mare è azzurro
senza orizzonte come l’infinito.

Se una pioggia potesse ripulire
anche l’anima e il sole benedire
allegro una innocenza ritrovata
a questa tua città dai vermi neri
annidati nei tufi polverosi
da memorie e assassini,
e dolori e macerie e cattiverie
senza perdono né consolazione

Se potessi tornare, ritrovare
la dolcezza delle prugne di cuore,
le pomelie sui balconi dei poveri,
le canzoni delle sere d’estate
e le carezze di quest’aria mite
che oggi asciuga le lacrime
dei giovani Re di pietra ai Quattro Canti
e ai mendicanti,
in questa città di mercati e camposanti.

E guardarci negli occhi dei passanti
senza il pugnale tra i denti
e sorriderci e augurarci buona giornata
per quanto è bella questa mattinata

Grazia Cianetti

Al buio

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N’arubbarru lu suli, lu suli…
Arristammu allu scuru, chi scuru!
Sicilia chianci!

Rosa Balistreri

E qualcuno ha pensato che fosse morto li, però non era vero.

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E adesso anche quando piove,
lo vedi sempre con le spalle al sole,
con un canestro di parole nuove calpestare
nuove aiuole.

Signor Hood, Francesco De Gregori.

Uno, due e (art.) 3

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«Le donne in Italia hanno più difficoltà a trovare un’occupazione adeguata al titolo di studio conseguito perché il divario di genere nella partecipazione al mercato del lavoro resta tra i più alti d’Europa (69,7% di uomini occupati contro il 50,3% di donne)».

(L.L. Sabbadini)

ART. 3 della Costituzione Italiana

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Come un fiore

© Francesca Woodman

© Francesca Woodman

La solitudine che tu mi hai regalato
io la coltivo come un fiore.
– Sergio Endrigo, Canzone per te, 1968