“…la città cui tende il mio vaggio…”

Per questi porti non saprei tracciare la rotta sulla carta né fissare la data dell’approdo.

Alle volte mi basta uno scorcio che s’apre nel bel mezzo d’un paesaggio incongruo, un affiorare di luci nella nebbia, il dialogo di due passanti che s’incontrano nel viavai, per pensare che partendo di lì metterò assieme pezzo a pezzo la città perfetta, fatta di frammenti mescolati col resto, d’istanti separati da intervalli, di segnali che uno manda e non sa chi li raccoglie.

Se ti dico che la città cui tende il mio vaggio è discontinua nello spazio e nel tempo, ora più rada ora pi densa, tu non devi credere che si possa smettere di cercarla.