PrimaVera

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“E c’è da qualche parte un amore che uccide gli inverni ….”

– La rotazione, Nicolò Carnesi

Donne

Maria Maddalena vicina al Sepolcro, di Gian Girolamo Savoldo (XVI secolo)

Maria di Magdala, Gian Girolamo Savoldo, XVI sec. d. C

“Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti….” (Lc 24,22)

Christos anesti, amiche, amici!

 

Come un fiore

© Francesca Woodman

© Francesca Woodman

La solitudine che tu mi hai regalato
io la coltivo come un fiore.
– Sergio Endrigo, Canzone per te, 1968

E’ giusto

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Come mai la sanguinaria militanza degli uomini viene applaudita e la simbolica militanza delle donne punita con la galera e con l’orrore dell’alimentazione forzata? Significa semplicemente questo, che la doppia scala di valori degli uomini basata su una morale sessista, secondo cui le vittime della loro bramosia sono ritenute delle emarginate, mentre gli uomini stessi sfuggono ad ogni censura sociale, si applica all’etica di ogni di ogni aspetto della vita. Gli uomini fissano il codice morale e si aspettano che le donne lo accettino. Hanno stabilito che è del tutto giusto e doveroso che gli uomini combattano per la loro libertà e i loro diritti, ma che non è giusto e doveroso che le donne combattano per i propri.

Hanno deciso che per gli uomini è vigliacco e disonorevole  restare silenziosamente inerti dinanzi a regole tiranniche  che impongono su di loro vincoli di schiavitù, ma che per le donne la stessa cosa non sarebbe vigliacca e disonorevole, solo dignitosa.
Bene, le Suffragette ripudiano nel modo più assoluto questa doppia scala di valori. Se è giusto per gli uomini lottare per la loro libertà  – e Dio sa come sarebbe oggi la razza umana se non lo avessero fatto, dall’inizio dei tempi – allora è giusto anche per le donne lottare per la propria libertà.

da Suffragette: la mia storia di Emmeline Pankhurst

 

Non perdere il mondo

 

© 2015 Stephania Dapolla

© 2015 Stephania Dapolla

 

Ci vuole un alambicco
per passare
da amore ad amore,
per cambiare colore
e non perdere il mondo,
ripetere passaggi
d’anima, morire
di trasformazione.

– Antonella Kubler

P.S: Grazie Alberto.