Tregua

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[…] perché la gente se ne va in giro pensando che non succederà mai niente fino a quando non succede qualcosa, proprio come il tempo, che adesso è qui e noi non lo notiamo se non quando non c’è più; no, non è così, direi io a quei rami se fossi il tipo di persona che parla con i rami degli alberi o che s’immagina un monologo da declamare ai rami di un albero – no, il tempo è una cosa che non è quasi mai presente e non è quasi mai assente, e non è quasi mai tua e non è quasi mai di nessuno, e tutti proviamo ad acchiapparlo e nessuno riuscirà a mettergli le mani addosso, per cui che ne dici di una tregua, Tempo? Non lo sto chiedendo, lo sto proprio dicendo: dichiaro una tregua con il tempo. Tregua.

Catherine Lacey, Nessuno scompare davvero

Un pensiero su “Tregua

  1. Il tempo ci vive e ci mangia. È l’esperienza di un morso senza tregua. Un tunnel sempre più lungo di assenze che viene scavato sotto gli occhi vigili e impotenti della coscienza. Un giorno ci manca un padre. Un giorno ci manca un amico. Un giorno ci manca la mancanza, per nausea di vita. Ma possiamo fare in modo che che la morte ci muoia accanto scegliendo di essere il morso, il crampo vivo della nostra esistenza. Accettare e amare le nostre lotte, le nostre urla, i nodi, i legami che fanno male, il male che ci rende umani. Una libertà senza nodi che stringono la gola è un deserto bianco, una serenità astratta e senza radici, un sorriso che schiude il vuoto. Ho vissuto così a lungo con le mie idee da credere di essere io stessa un’idea. Senza tempo. E poi un giorno mi sono convinta di essere carne e sangue. È stata solo l’età a svelarmi che anche quest’ultima era stata solo un’idea che mi ero messa in testa. Perché carne e sangue non pensano, non si pensano. Pulsano, sudano, sputano, si contraggono, godono, tremano, scattano, saltano e corrono. E quando carne e sangue sono, il tempo non è. Quando l’età me lo ha fatto sentire ho trovato che era un sentire antico. Era il vecchio sentire della sbarra, di quando danzavo: l’unica salvezza, l’unica fuga vera, non pensata ma fuggita realmente a cavallo dell’immanenza. La morte e il tempo sono un problema solo per chi non gode e non piange abbastanza.

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