Ammutulisci ogni scantu

(Fabio Leone Anto & Portopalo di Capo Passero, Siracusa)

Occhi cechi ca sannu unni iri,
u piscaturi di notti a mari,
n’capu na varcuzza in mezzo a lu scuru

Unni t’innisti vita lucenti?
Ti vitti, lampu nta la notti.
Unni t’innisti?

Ti cercu strati strati
trazzeri e sassi, nta li vigni.
Ti cercu nu funnu di lu mari,
sutta terra spinciu li vrazza
e u focu m’abbrucia li mani.

Unni t’innisti vita lucenti?
Ciuri servaggiu senza viddani,
e giri e curri e scappi
mentri firrìu, io
senza rispiru.

Pigghia a  spada e cummatti,
chiantala dintra lu cori di la morti
di lo so sangu inchiti i manu
e poi dunami carizzi
e ammutilisci ogni scantu.

Cummogghiami di ventu,
parrami,  vucca vicina
lo to ciatu mi grapissi l’occhi,
aria, lustru, rispiru.
Unni t’innisti vita lucenti?

Occhi ciechi che conoscono la direzione,
un pescatore di notte
su una barca avvolta di  tenebre.

Dove sei fuggita vita lucente?
Ti ho visto, lampo nella notte.
Dove sei fuggita?

Ti cerco per le strade
fra le campagne e i sassi, nelle vigne.
Ti cerco in fondo mare,
spingo le mie braccia fin sotto terra
e il fuoco mi brucia le mani.

Dove sei fuggita vita lucente?
Bocciolo selvatico
che giri e corri e scappi
e io su me stessa giro e rigiro
senza respiro.

Sfodera la tua spada e combatti
piantala profonda nel cuore della morte,
del suo sangue riempiti le mani
e poi accarezzami
facendo muta ogni paura.

Ricoprimi di vento,
parlami, bocca vicina
che il tuo fiato apra i miei occhi
aria, luce, respiro.
Dove sei fuggita vita lucente?

Senza

(Red Bushes. Sukoro, Hungary 2012.)

(Red Bushes. Sukoro, Hungary 2012.)

Fulmini, graffi, sberleffi, palazzi.
Letto rifatto, frigo ordinato, il pane è infornato.
Lavato il bambino, ingrassato il pulcino,
cibo imballato e vino in bottiglia,
amore di plastica gusto vaniglia.
Ho ferito un limone e il sangue è di ghiaccio
raddrizzato un bastone, incurvato il cemento,
il giusto giustifica senza sgomento.
Tuono ustionato, fiume seccato,
cervello sott’olio, cuore condito,
le dita a pezzetti sul pianoforte,
il vento arrabbiato che sbatte le porte.
Il senso è svenuto, la ragione è in crociera,
il corpo innocente marcisce in galera.
Le mani che giocano a nascondino,
i fiori che crescono sopra un cuscino.
Il buio che avanza a piedi scalzi,
la morte elegante si sazia di avanzi.
Le urla si pettinano davanti allo specchio,
la vita che vomita dentro ad un secchio,
le osse bucate si fanno collana,
lo stomaco scappa dentro alla tana.
La luce che passa in un baleno,
il futuro che mette i freni ad un treno,
l’amore che brucia nel caminetto,
le carezze non trovano alcun difetto.